Se Google lascia la Cina

In queste ultime ore la minaccia di Google di sospendere gli accordi sulle attività di filtraggio presi con la Cina fino all’ ipotesi di dover chiudere la sua sede cinese, sta concentrando attorno a sé l’attenzione di molti media e bloggers.

La risposta di Google all’attacco che alcuni attivisti cinesi dei diritti umani avrebbero subito da parte di hacker spie sui propri indirizzi di posta elettronica non sembra per ora una vera e propria decisione quanto piuttosto un’intenzione che ha i toni della minaccia.

Sappiamo che l’attacco avrebbe coinvolto 34 aziende tecnologiche di diverso tipo, ma finora solo la Adobe, prima di Google, ha ammesso di aver subito l’intrusione.
La questione non è nuova. Già Andrew McLaughlin, responsabile per la politica pubblica di Google, aveva invitato lettori e istituzioni a prendere posizione contro la censura, e a oggi resta irrisolta la controversia: è meglio dare un accesso censurato alla tecnologia di ricerca di Google piuttosto che non darlo affatto? E a quel punto, possiamo correre il rischio dei falsi risultati?

E’ inoltre è ancora attiva e irrisolta la distinzione proposta qualche tempo fa da Google tra
censura legittima, come in caso di pornografia o problemi legati al copyright, e censura non legittima.

Chi decide cosa?

Staremo a vedere. Nel frattempo il dibattito si anima tra blogger e addetti ai lavori.

[Fonte: Codice Internet]